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GIOCARE ALLA LOTTA SERVE?

“Quello che non appartiene alla lotta è restare paralizzati dalla paura. Attaccare o fuggire fanno parte dello scontro.” Paulo Coelho

Spesso capita che i bambini giochino in modo violento simulando duelli, battaglie e sfide di vario tipo. Far finta di combattere, senza farsi male, piace molto ai bimbi, sia ai più piccoli che ai più grandicelli. I genitori, invece, non sempre apprezzano questo tipo di gioco, che viene visto come violento e pericoloso. La maggiore parte degli adulti, infatti, teme che il gioco possa degenerare e che i bimbi possano farsi male, non consapevoli del senso del limite. Inoltre, spesso si pensa che giochi di questo tipo possono favorire l’insorgere dell'aggressività nei piccoli, determinando comportamenti violenti anche in contesti non ludici. Eppure quasi tutti gli animali giocano in questo modo, soprattutto durante la loro infanzia. Perché fare la lotta è avere la possibilità di praticare e migliorare (in un ambiente sicuro) delle competenze che – in età adulta – saranno fondamentali.


CARATTERISTICHE E FUNZIONI DEL PLAYFIGHT

L’aggressività ha una funzione importante nella crescita di un bambino: gli consente di separarsi dalla mamma, conquistare l’indipendenza, affermare la propria personalità.

Nelle tappe evolutive del bambino, l’aggressività mostra caratteristiche diverse: a 1 anno e mezzo circa si manifesta attraverso il mordere gli oggetti e le persone per conoscerli e appropriarsi di loro come estensioni di sé; dopo i 2 anni rappresenta una modalità per affermare la propria presenza di fronte al mondo degli adulti e spesso si accompagna a comportamenti difficili da gestire. Tra i 3 e i 4 anni l’aggressività del bambino è funzionale a stabilire delle gerarchie con i pari, a ottenere il consenso degli altri, a primeggiare. Poiché il bambino non è ancora capace di giocare secondo le regole e di confrontarsi con gli altri, la tendenza è voler prevalere sul gruppo oppure viceversa essere vittima dell’aggressività dei compagni. Anche i giochi di fantasia includono sempre una componente aggressiva e rappresentano un modo con cui i bambini mettono alla prova la propria forza fisica, imparano a dosare l’aggressività e ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni/reazioni. Con lo sviluppo del linguaggio, il comportamento aggressivo del bambino diminuisce: al canale fisico di espressione delle emozioni si aggiunge infatti la comunicazione verbale.


COME PRATICARE LA LOTTA IN SICUREZZA CON NOSTRO FIGLIO

L’ideale sarebbe usare un tatami o un tappeto morbido, in modo da dare il giusto livello di protezione ma anche di durezza e sostegno durante la pratica. Si può iniziare mettendosi uno di fronte all'altro e guardandosi negli occhi per qualche secondo in modo da stabilire una connessione. In questa prima fase di invito è importante ricordare al bambino quali sono le regole del gioco. La sicurezza viene prima di tutto e non si può fare male all'altro mordendo, dando calci o pugni o tirando i capelli. Sarebbe bene vietare anche il solletico perché spesso fa perdere il controllo e toglie l'accesso alla forza. Giocare alla lotta con i vostri figli assomiglierà più o meno a un’azzuffata tra gattini. Sarà divertente, imprevedibile e vi troverà – alla fine – stanchi e felici. Per stimolare i bambini a comunicare cosa hanno provato e sentito durante l’incontro l’invito è, quando deciderete che la sessione è finita, di sedersi uno di fronte all’altro (o in ginocchio, se volete, ma potreste trovare la vostra formula personale di connessione), darvi le mani, e provare a condividere cosa avete apprezzato dell’altro, più che parlare dell’incontro stesso (ad es. "Ho apprezzato la tua forza, l’agilità, l’abbraccio che mi hai dato a metà incontro, ecc..").


QUALCHE CONSIGLIO IN PIÙ

Tenete bene in mente che al primo posto vengono sicurezza e connessione, usate la vostra creatività e lasciate fare a quella dei vostri bimbi e troverete mille altre varianti al gioco.


1. In qualsiasi momento, per qualsiasi motivo, potete interrompere la lotta giocosa dicendo STOP. Spiegate bene al bambino che può farlo. È prezioso che i bambini imparino a dire "basta", quando sentono che è troppo. A volte lo diranno anche se non si sono fatti realmente male: magari hanno bisogno di una coccola, o magari della vostra attenzione e di ascolto. Se dovesse accadere durante il gioco non minimizziamo mai l’accaduto, ascoltiamoli e chiediamo loro se vogliono fermarsi. Darsi delle pause è fondamentale. "Stop!" si può dire anche ogni volta che non viene rispettata una regola di sicurezza (se vengono tirati i capelli, viene mollato un pugno per sbaglio o si fa il solletico).


2. Viene naturale, specialmente le prime volte che si sperimenta, entrare subito in una dinamica piuttosto veloce, che include capriole, salti e assalti di ogni tipo. Con i bambini noi adulti riusciamo a contenere i nostri istinti ma spesso sono loro che – quando cominciano a divertirsi – rischiano di non capire bene qual è il limite sicuro. Quindi se come regola base usate quella dell’ "Andare piano" il rischio di farsi male viene praticamente azzerato. Si può andare piano e divertirsi tantissimo comunque. In caso di bisogno "Stop!" ma senza usare la minaccia torva del tipo "Guarda che se lo fai ancora smettiamo di giocare". Non sono abituati e quindi siamo noi a dovergli ricordare le regole (che gli avremo spiegato molto bene all’inizio) con dolcezza e fermezza.


3. Quando fate la lotta cercate sempre di agganciare lo sguardo del bambino. La connessione passa anche dallo sguardo e, specie con i bambini, è abbastanza evidente che se non riescono a guardarci negli occhi è perché c’è stata un’interruzione della connessione o il loro bicchiere emotivo può essere svuotato (per N ragioni) e potrebbero aver bisogno di una coccola o di un momento di pausa.


4. Date sempre un livello di forza adeguato per evitare che si sentano frustrati e impotenti. Quindi fateli vincere spesso, non sempre… ma quasi. Fare la lotta – senza farsi male – è infatti un modo strepitoso di giocare, divertirsi, scaricare le tensioni, connettersi, imparare il rispetto e l’autoregolazione, per i bambini e anche per noi. Ma per i bambini è fondamentale che sia un’esperienza che dona loro energia e li faccia sentire capaci. Quindi, anche se in alcuni momenti potreste aver voglia di mettere tutte le vostre capacità nella lotta, autoregolatevi e date loro il livello di resistenza adatto. Potreste notare che, giorno dopo giorno, la loro forza aumenta. Questo accade perché diminuisce la paura – di farsi e farvi male o di non compiacervi – e aumenta la connessione che si crea tra di voi. A questo punto anche voi potrete aumentare il vostro livello di forza.


5. Molto spesso la lotta si trasforma in un abbraccio e in un mondo di baci con i nostri cuccioli. Lasciate che questi momenti si insinuino nel momento di gioco. Divertitevi e non abbiate paura di rendervi ridicoli usando frasi del tipo “Ah manigoldo, me l’hai fatta anche stavolta, ma ora ti sconfiggerò” per poi cadere in maniera clamorosamente epica dal letto. Ma ricordate sempre che deve essere un momento piacevole per tutti. Quindi se vi sentite a disagio o lo percepite nell'altro piuttosto chiedete una pausa.


E SE NOSTRO FIGLIO LOTTA CON ALTRI BAMBINI?

Di fronte ai giochi aggressivi il genitore ha un ruolo fondamentale: è il garante del fatto che il gioco rimanga tale. Controlla il grado di eccitazione dei bambini in modo da impedire loro di farsi male. La differenza tra un gioco aggressivo e una situazione in cui l’aggressività è fine a se stessa sta proprio nel fatto che nel gioco "si fa per finta", nessuno si fa male ma ci si diverte tutti. Spesso è difficile per un genitore distinguere quando il gioco va oltre, anche perché nella maggior parte delle volte questo accade in contesti dove l’adulto non è presente. La vera discriminante è l’osservazione del comportamento del bambino: se nel gioco il bambino è sereno, vi è un alternanza di ruolo, viene conservato il controllo del gesto. Se si osserva un fenomeno di autopenalizzazione, ovvero il bambino di sua volontà a un certo punto si fa buttare a terra e sconfiggere, il gioco è tale da non suscitare l’intervento degli osservatori e l’esito della lotta non allontana i bambini tra di loro. Diversamente – quando il confine tra gioco e violenza è valicato – noteremo segnali specifici come difficoltà con il cibo, enuresi notturna, ipersonnolenza o insonnia, pianto, agitazione, rifiuto di incontrare determinati bambini o situazioni. In questi casi il limite è stato superato ed è bene rivolgersi a uno psicologo per approfondire la situazione.


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Dott.ssa Cinzia Alagna
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